raccolta del rame

pentole rotteNel crudo dell’inverno, quando più largo batte il cuore dei contadini, Don Orione percorre la diocesi, paese per paese, per la questua del rame necessario per la statua della sua Madonna. Ogni paese, una discorsa (così Don Orione chiama le sue prediche) e tanta fede, tanto entusiasmo davanti a cataste di rame da benedire sul sagrato o dentro la Chiesa. Volpedo, Lungavilla, Silvano Pietra e Casteggio sono le prime località di questa singolare peregrinazione mariana.

A Lungavilla il parroco Don Vittorio Carrera dona una bella e forte automobile per il trasporto del rame, quello vecchio e quello nuovo perché, chi non ha in casa una pentola vecchia da donare è corso sùbito a comprarne una nuova. Don Orione lo chiamano ormai “il prete delle pignatte rotte” e, nonostante sia afflitto da un grosso vespaio al collo, appena fasciato, che gli procura debolezza e sofferenza, si porta a Castelnuovo Scrivia, il paese di sua madre, il paese dei “padellini”, perché, degli abitanti del paese si dice che, in quattro, mangiano un uovo nel padellino, ne avanzano ancora un pezzetto da vendere in piazza. Una grossa bugia perché, a Castelnuovo, in una chiesa piena come un… uovo, Don Orione benedice davanti l’altare della Madonna, più di sei quintali di rame e oltre trenta chili di monete fuori corso. E altro rame che attende a Molino de’ Torti, anche se in canonica il Dottor Stoppino scuote il capo.

“Ma non sa, caro Don Orione, – gli dice con calore quel bravo chirurgo del Dottor Stoppino, guardandolo con uno sguardo pieno di sincerità, da gran galantuomo – non sa lei che, se io sapessi esservi in Castelnuovo qualche persona con un bubbone di quella brutta stirpe, mi leverei di notte per portarmela all’ospedale e operarla? Lei ha la febbre e sul pulpito non deve andare”. Don Orione chiede solo di fare un salto a Molino de’ Torti, per una delle sue solite chiacchierate – chissà che non siano le ultime prediche? – ottiene il permesso e, alle 20.30 è in ospedale a Castelnuovo, atteso dal chirurgo, dal prevosto e dal cappellano. L’egregio Dottor Stoppino taglia con mano maestra e porta via un bubbone grosso come una noce e brucia ben bene il tutto come scienza medica vuole. Con il collo e con la testa fasciata, Don Orione se ne torna a Tortona, come chi torna da una battaglia (son parole sue) e arriva ancora a tempo “di spaventare questa brava gente di casa, che già stava in ansietà pel ritardo e che, al primo mostrarmi, credette a un pericoloso incidente di macchina”. Ma, per Don Orione, il pericolo più grosso era ancora da venire: “star fermo facendo il poltrone” su ordine del Dottor Codevilla, quanto mai parco nel concedere al convalescente permessi di uscita.

Convalescente, dopo l’intervento chirurgico al collo, manda Don Sparpaglione a Rivanazzano per la raccolta del rame. Ma non appena può sgusciare di tra le maglie di quella medica custodia del Dottor Codevilla, di persona va a Monleale, a Basaluzzo, a Fresonara, a Viguzzolo e a Casalnoceto, dove trova accoglienze festosissime, tanto da sentirsene umiliato ed una quantità di rame superiore a quella che poteva immaginare. Poi è la volta della Val Borbera: Cabella, Albera Ligure, Rocchetta (170 chilogrammi di rame, considerate le poche case), Cantalupo, Persi, Borghetto. Durante le prediche lo sentono spesso esclamare: ‘’Vorrei morire gridando: ‘’Viva Maria!”. Attraverso Arquata Scrivia si porta a Novi Ligure, dove il rame è raccolto sotto la secentesca volta della Chiesa parrocchiale di S. Nicolò. Quella sera Don Orione è in vena di confidenze: quasi pagate le 12 colonne del Santuario per la somma di 300 mila lire, cinque milioni di mattoni pagati, pagato lo zoccolo che corre tutto intorno alla Chiesa. Lo stesso dicasi per il legname necessario per le travature del tetto e per le impalcature. ‘Venti quintali di rame occorrevano a Don Orione – Scrive il Corriere della Sera – quand’egli lanciò il proclama di adunata delle pentole rotte, e oggi, sia per l’effetto della fede degli uomini, o dell’abbondanza delle pentole rotte, fatto è che di quintali già se ne contano più del bisogno”.

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