prima pietra

prima pietraIl 23 ottobre 1926, alle ore 16, il Cardinal Carlo Perosi, fratello del maestro Lorenzo si porta a S. Bernardino per la posa della prima pietra del Santuario alla Madonna della Guardia. “La prima pietra del Santuario – aveva già bene precisato Don Orione non è una pietra qualunque, ma un mattone della Porta Santa della basilica di S. Pietro in Vaticano. Ecco venne già benedetto dal grande Papa Leone XIII nel 1900, poi fu tolto, dopo 25 anni, nel Natale del 1924, all’apertura della Porta Santa. Nei 25 anni furono migliaia e milioni i fedeli d’ogni età, d’ogni lingua, d’ogni nazione che hanno baciato reverentemente questa pietra santa, portata ora a Tortona e che va ad essere la prima pietra del nostro santuario della Guardia”.

Durante il tragitto dal Municipio a S. Bernardino, il lungo corteo di circa 40 automobilisti passa in mezzo a due fitte ali di popolo plaudente. Il rione di S. Bernardino è imbandierato. Il corteo è preceduto dagli alunni del Convitto paterno e dell‘istituto Dante Alighieri. La cerimonia ha inizio con la lettura della epigrafe latina, scritta su pergamena, che verrà suggellata nel cuore della prima pietra, il mattone di S. Pietro sovrapposto a un magnifico blocco di marmo, donato e inciso per la solenne circostanza dal cavalier Ernesto Ferretti. Si fa silenzio sul luogo dove ha pregato S. Bernardino e spiccano nitide le parole del documento.

“Deo optimo maximo – in honorem beatae Mariae Virginis – Civitatem custodientis – dicandum – Derthonensis civitas – Aloysio Orione religiosae societatis praeposito – a Divina Providentia nuncupante – praeeunte – sanctuarium condendum – in vico Sancti Bernardini – decrevit ut ubi iam aetas religiosa refriguit – Deipara intercedente – ardescat christiana charitas – Pio XI Pontifice Maximo – Victorio Emanuele Italiae rege – Simone Petro Grassi – derthonensi Episcopo – Carolus Perosi – tituli S. Eustachii – Sanctae Romanae Ecclesiae diaconus cardinalis – primum lapidem rite benedictum – die XXIII octobris MCMXXVI – ponendum curavit”. (Perché sia dedicato a Dio Ottimo Massimo in onore della Beata Vergine Maria Guardia della Città, il popolo di Tortona, promotore Luigi Orione, superiore della Congregazione religiosa detta della Divina Provvidenza, ha stabilito di innalzare il Santuario nel Rione di S. Bernardino, affinché là dove il fervore della pietà religiosa si era raffreddato, si riaccenda, per intercessione della Vergine Madre di Dio, la cristiana carità. Essendo Pontefice Massimo Pio XI, re d’Italia Vittorio Emanuele, Vescovo di Tortona Simon Pietro Grassi, Carlo Perosi, del titolo di S. Eustachio, Cardinale diacono di Santa Romana Chiesa, il 23 ottobre 1926 pose la prima pietra, dopo averla liturgicamente benedetta).

Dopo un breve e ispirato intervento di Don Orione, ha inizio la cerimonia di benedizione della prima pietra tra la più viva commozione dei presenti tra cui il sindaco, generale Salice, il barone Garofoli ed il pittore Cesare Saccaggi. Presiede il rito il Cardinal Perosi, assistito da Mons. Villa e Mons. Capra di Alessandria, da Mons. Legé e dai Canonici Perduca e Lovazzano. Mentre si svolge la funzione diretta da Mons. Grosso, i due Vescovi Cribellati e Grassi e le autorità vanno a firmare la pergamena, che viene posta in un tubo di metallo con alcune medaglie ricordo dell’anno Santo 1925, altre medaglie sacre ed alcune monete. Firma la pergamena anche la benefica famiglia Marchese, tutta presente e firmano pure altre distinte persone. Prestano servizio i chierici del Seminario teologico, i quali svolgono la parte dei canti in modo veramente mirabile. Al termine, commosso, Don Orione, ringrazia tutti i convenuti ed ha un pensiero particolare per “tutte le famiglie di S. Bernardino, dalle più ragguardevoli alle più umili, a tutti quelli che ci verranno in aiuto durante i lavori imminenti, anche ai carrettieri e alle buone lavandaie. Esse saranno le prime ad aiutarci; esse saranno un poco come le nostre braccia, quelle che faranno conoscere la nuova costruzione e ci verranno incontro con ogni mezzo. A tutti, fin d’ora, porgo l’invito più caloroso di intervenire, fra qualche anno, all’inaugurazione del Santuario.

Ripresosi in poco tempo, anche per intercessione della Madonna, da una pericolosa malattia nel novembre del 1926, Don Orione, ai primi del nuovo anno è già al lavoro per “affrettare il disegno del Santuario della Guardia”. Non a caso affida l’incarico di redigere i progetti all’ing. Monsignor Spirito Maria Chiappetta (1868-1948), degnissimo sacerdote e valentissimo artista, residente a Roma e chiamato in Vaticano dalla stima del S. Padre per costruire o restaurare chiese e canoniche nell’italia meridionale. Don Orione conosce Mons. Chiappetta sin dal 1915-1916 perché è stato chiamato ad Ameno (Novara) a costruire il santuario annesso all’ospizio S. Antonio, già dimora della contessa Agazzini, che il nipote, teologo Fortis, donerà alla Piccola Opera. Sin da allora si parla del santuario da costruire a Tortona e Mons. Chiappetta, nella sobria chiarezza del suo stile gotico, provvederà ad aggiungere a quanto da lui realizzato a Milano (S. Camillo), in Brianza, a Vigevano e a Pompei, anche la nuova chiesa di S. Bernardino, non ultima fatica sua prima di ritirarsi a villa S. Cuore di Triuggio, in Brianza, presso i padri Gesuiti. Don Sterpi, che è a Roma per rimettersi in salute, ha il compito di curare i rapporti con l’ingegnere, mentre Don Orione, rimasto a Tortona, cerca di rimuovere le ultime difficoltà di natura amministrativa (e vi riesce) per affrettare l’inizio dei lavori.

Nel corso del 1927 Don Orione viene predisponendo la collocazione del Santuario, avendo ben presente che, l’area trapezoidale dell’orto Marchese, ha il lato della base minore all’incontro tra corso Genova e Via Postumia limitato da alcune case che rallentano la stesura dei progetti. Da Roma, dove si è recato a far visita al Cardinale Perosi infermo, fa sapere a Don Sterpi il 3 marzo: “Ieri fui da Don Chiappetta, ed ho visto il progetto. Sono contento. Lo dovrà ridurre un poco, perché non ci sta nell’ortone; ho acquistato quella casa davanti e desidero che la facciata la tiri più avanti, quasi dove ora è la casa di Domenico Stassano. Così dietro il Santuario ci resta da fare ancora l’Ospizio per i vecchi. A giorni mi daranno il disegno”. A Natale trasmette a Don Sterpi, che si trova a Roma, quanto necessario per un più sollecito avvio dei lavori, ma ci sono ancora ritardi e difficoltà: “Vi mando quanto l’ingegnere Don Chiappetta chiedeva per fare il disegno. Il ritardo è stato causato dal desiderio di potere avere tutto quel gruppo di case davanti, verso Tortona.

Non vengono; io volevo liberare la facciata e tirare un po’ innanzi il Santuario. Pazienza! Bisognerà stare nell’orto e fare la facciata verso Tortona, ma stare un po’ indietro per farvi un po’ di gradinata ed un piccolo spiazzetto”. Di pazienza Don Orione ne ha avuta sempre molta. Aspetterà.

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