19 mar: Festa di S. Giuseppe ed episodio di Don Orione
Giovedì 19 marzo, solennità di San Giuseppe, presso il Centro “Mater Dei” di Tortona si è onorato con una Santa Messa il padre putativo di Gesù e pregato per tutti i papà.
La celebrazione eucaristica è stata presieduta da don Sesto Falchetti, sacerdote della Comunità e rettore del Santuario di Monte Spineto.
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Una celebrazione molto composta e partecipata che ha visto la presenza non solo degli ospiti ma del personale, parenti ed amici della Casa. Don Sesto nella sua riflessione ha tratteggiato alcuni punti della vita di San Giuseppe, uomo giusto e fedele.
“Anche noi dobbiamo seguirne il suo esempio nel fare la volontà del Signore e camminare nella sua legge”. Al termine è stato consegnato al celebrante, da due ospiti in rappresentanza di tutta la casa, un quadretto ricordo raffigurante la Sacra Famiglia ed un panino con un significato tutto speciale: “Questo panino – è stato spiegato – vuole richiamare alla mente un episodio della vita di Don Orione nel suo affidamento provvidenziale a San Giuseppe ed è stato chiesto di portarlo presso il Santuario di Monte Spineto data l’impossibilità fisica di potervi andare ed appenderlo alla Statua del santo”.
Per non dimenticare riportiamo l’episodio, narrato dallo stesso San Luigi Orione, che era sempre a corto di soldi e spesso ciò gli creava non poche angustie, specie nei primi tempi del suo apostolato, quando aveva tanti ragazzi da sfamare… Ma la Provvidenza interveniva, ecco il racconto: “Stavamo allora (marzo 1900) nell’antico convitto paterno, al Santa Chiara, ed erano anni di grande lavoro ed anche i nostri giovani studiavano bene pregavano bene (…). In momenti in cui non avevamo pane, non avevano niente, fu San Giuseppe a venirci incontro. Però solo quell’anno pareva che il caro San Giuseppe non volesse venirci in aiuto. Venne infatti il mese di marzo, ed eravamo in grande bisogno di denaro: momenti molto penosi, e ci raccomandavamo molto a San Giuseppe, che è invocato come amministratore, meglio come provveditore delle case religiose, così come fu provveditore della sacra Famiglia.
Invece di venire gli aiuti, venivano i creditori a farsi pagare. Io non me ne potevo proprio liberare. Un giorno eravamo proprio senza niente. Il portinaio, allora, era il nostro Zanocchi, arrivato solo da qualche mese. Si era all’antivigilia della festa! Si presenta alla nostra porta un signore. Io stavo di sopra e quel signore domanda: “Dov’è il superiore?”. Il portinaio viene su di corsa e mi dice: “C’è un signore che vuole parlarle”. “Ma chi è? È un creditore?”. “Non lo conosco”. “Non è il macellaio? il lattaio?”. “Non lo so”. “E’ il ragazzo della signora Chiesa?”.
Si trattava di dare, mi pare, a quella fornitrice parecchie migliaia di lire. “Non l’ho mai visto”. “Sta attento bene che non sia qualche creditore!”.
Fatto sta che scesi. Le porte del collegio di allora erano proprio diritto alla porta della nostra casa qui, della casa madre. Ricordo con precisione questo: scendo le scale in fretta mi trovo davanti ad un signore modestamente vestito e con una barbetta bionda. Quel signore mi dice: “Lei è il superiore? Qui c’è una somma!”, e tirò fuori una grossa busta.
Allora come si fa di solito, gli chiesi se dovevamo dire delle messe: “C’è qualche beneficenza da fare?” “No, no!”, rispose. “Non c’è niente. C’è solo da continuare a pregare!”.
Io non l’avevo mai visto. Mi guardò un istante e, salutandomi con un inchino, se ne partì in fretta. Avrei voluto trattenerlo ma, non so come, non ebbi il coraggio: quella presenza e quelle parole mi avevano come incantato.
Allora ci siamo subito gettati sui suoi passi per vedere dove mai fosse andato. Quel signore fece alcuni passi; uscì dalla porta, scese il gradino, ma poi non lo si vide più, né a sinistra né a destra, né sotto i portici né in Chiesa; in cortile c’erano solo i ragazzi. Si mandarono immediatamente due di essi per cercare di lui, ma inutilmente.
Noi ci ritiriamo ancora più confusi. Venne poi uno monsignor Novelli e gli si raccontò ciò che era successo. Egli disse: “E’ San Giuseppe, è veramente San Giuseppe, che ha voluto confortarvi!”. Noi,
in verità, sempre si credette che fosse san Giuseppe. Questo fatto sia tramandato sempre in riconoscenza a San Giuseppe per quella provvidenza straordinaria. E ho creduto bene di parlarne, perché anche voi, dopo questo bel periodo di anni passati, vogliate ancora ringraziarlo con me…” (Parola 18-3-1938).