4 mag: Santa Messa per le Suore capitolari presso la Casa Madre presieduta da don Pietro Bezzi (testo dell’omelia)
SIATE ATTRATTE DALL’EUCARISTIA COME UNA CALAMITA
Giovedì 4 maggio 2017 presso la Cappella della Casa Madre di Tortona, le Suore capitolari hanno partecipato alla Santa Messa prima di recarsi a Roma nella Casa generalizia ed iniziare i lavori del capitolo aperto ieri presso davanti al fondatore San Luigi Orione. La Celebrazione Eucaristica è stata presieduta da don Pietro Bezzi, direttore della Casa di Riposo di Pontecurone e animato nel canto da Marta Cassano direttrice della Scuola Materna “Sacro Cuore”.
Una celebrazione molto intima e famigliare che ha voluto così concludere la prima tappa a Tortona di questo XII Capitolo Generale per le Piccole Suore Missionarie della Carità. Dopo la celebrazione eucaristica di ieri in Santuario presieduta dal vescovo diocesano mons. Vittorio Viola il quale nella riflessione ha ricordato quanto le Suore siano legate all’ascolto della Parola e concordi nello spezzare il pane nella carità reciproca per il bene dei fratelli, questa mattina don Pietro Bezzi nell’omelia ha continuato su questo messaggio del tema eucaristico ascoltato nel brano evangelico di Giovanni al capitolo 6 sul “pane della vita”.
Vogliamo riprendere diversi passaggi dell’omelia di don Bezzi: indispensabile meditazione, perché senza Eucaristia non possiamo vivere!
“Oggi la liturgia ci aiuta a meditare sul mistero che stiamo celebrando e a ringraziarne il Signore: la Santa Messa nelle sue due parti principali: la liturgia della Parola e quella Eucaristica. La prima lettura ci fa pensare alla liturgia della Parola: il diacono Filippo seguendo l’ispirazione dello Spirito Santo raggiunge un “lontano” che sta leggendo la Parola di Dio e gliela spiega, diventa missionario non solo spiegando la parola, ma anche donando la grazia del sacramento del Battesimo. Il Vangelo invece ci fa meditare sulla liturgia Eucaristica. Noi abbiamo ricevuto il dono, la grazia di avere un pane che ci dà la forza di continuare ad essere fedeli al Vangelo ogni giorno della nostra vita. E questo pane è il dono dell’Eucaristia. L’Eucaristia ci permette di continuare il nostro cammino battesimale fino «al monte di Dio», cioè fino al Paradiso, al Santo Paradiso, come diceva Don Orione. Senza questo pane tutto diventa più difficile, anzi impossibile, e noi rischiamo di rallentare e forse bloccare il cammino che abbiamo cominciato con tanto entusiasmo, il cammino cristiano, ma soprattutto, per noi, il cammino della vita religiosa. Ed è proprio di questo «pane» che ci parla il Vangelo di oggi. Gesù ci dice: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». L’Eucaristia è il dono più grande che possiamo ricevere, perché è Gesù stesso, vivo e vero, presente in ogni Ostia consacrata. È certamente un mistero di fede, come diciamo dopo la consacrazione; per riconoscere Gesù presente nell’Eucaristia, è necessaria una grazia particolare. Gesù lo dice chiaramente con queste parole: «Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato». Per chi sa riconoscere questa presenza, presenza silenziosa ma reale, nessuna difficoltà sarà insuperabile, nessuna prova riuscirà a farlo indietreggiare. Ricordiamoci di tanti martiri, soprattutto dei primi secoli, ma anche di oggi, i quali, durante la loro prigionia e in attesa del loro supplizio, di nascosto si facevano portare la Comunione. Solo così hanno potuto trovare la forza di andare lieti incontro alla morte. Alcuni di loro che erano sacerdoti riuscirono anche a celebrare la Messa nei momenti in cui non erano osservati, e riuscirono a distribuire la Comunione a tutti quelli che bramavano questo Pane celeste. Si racconta che san Massimiliano Maria Kolbe è riuscito in diverse occasioni a celebrare di nascosto la Messa nel campo di concentramento di Auschwitz. Non erano certamente delle solenni Liturgie, ma c’era l’essenziale, c’era Gesù. Noi siamo orionini e tutti conosciamo anche cosa disse un giorno Don Orione a un Confratello che manifestava tante difficoltà nel vivere la sua vita religiosa: MA NON HAI LA MESSA? E noi la Messa ce l’abbiamo e ci teniamo ad averla, ma come la viviamo. San Francesco d’Assisi riteneva grave segno di disprezzo non ascoltare ogni giorno la Messa, se il tempo lo permetteva. E lui si comunicava spesso e con tanta devozione da rendere devoti anche gli altri. Così scriveva in una sua lettera: «L’umanità trepidi, l’universo intero tremi, e il cielo esulti, quando sull’altare, nelle mani del sacerdote, è il Cristo Figlio di Dio vivo». Anche malato, Francesco cercava di ascoltare la Messa; e, se proprio non ci riusciva, si faceva leggere le letture della Celebrazione, attento a non perderne neppure una sillaba. Ma la comunione è anche origine della carità, dell’amore. Se crescerà in noi l’amore per l’Eucaristia, di conseguenza crescerà anche l’amore per il prossimo. Di questa carità ne parla san Paolo: «Camminate nella carità, nel modo in cui anche Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore» . Come Gesù si è sacrificato per noi, fino a donarsi completamente a noi nell’Eucaristia, così anche noi dobbiamo amarci scambievolmente, fino al sacrificio. L’Eucaristia ci dà il grande insegnamento della carità. Se avremo carità verso il prossimo, dimostreremo l’autenticità del nostro amore al Signore.